In occasione di ArtCity Bologna 2023 la galleria Studio la Linea Verticale presenta la mostra Terreno-Ultra-Terreno, bipersonale tra l'artista iraniano Navid Azimi Sajadi e il maestro Vettor Pisani. La mostra è organizzata in collaborazione con la Collezione Mario Iannelli di Roma e accompagnata dal testo critico a seguire di Antongiulio Vergine.
Al di qua o al di là della finestra
Di Antongiulio Vergine
Se volessimo procedere nell’esaminare il corpo di Terreno-Ultra-Terreno, non potremmo prescindere dal considerarne, anzitutto, il quadro preliminare, rappresentato dal tentativo – espresso già dal titolo – di porre in collegamento la dimensione immanente, finita della realtà con la dimensione assoluta, infinita di ciò che, invece, risiede oltre di essa. Una sorta di estroflessione – come quella subita da certi organi in circostanze particolari – che interessa tanto il lavoro di Vettor Pisani, quanto quello di Navid Azimi Sajadi: per il primo, si tratta di prendere atto di possibilità alchemiche, esoteriche, mitiche; per il secondo, di interpellare territori sacri, biblici, mitologici.
Anche nel caso fossero gli aspetti epidermici i primi ad essere presi in considerazione, le opere di Terreno-Ultra-Terreno manifestano non poche similitudini: l’utilizzo, spesso simbolico, di tonalità sgargianti; il ricorrere a determinate iconografie care alla religione o all’esoterismo; l’impiego della silhouette quale modo per conferire un certo eclettismo all’immagine. Similitudini che lasciano presagire un peculiare modo di affrontare l’arte e la vita, di intenderne i meccanismi più reconditi e superficiali, interpretandone gli aspetti più intimi e carnali. Allargando di più lo sguardo, è la stessa predilezione per il disegno ad accomunare le prassi di Pisani e Sajadi – o, se si vuole, per la figura in generale, sublimata, in base alle circostanze, in allegorie acquisite o totalmente rielaborate – così come per l’installazione e la performance, specie se a stretta interazione/collaborazione con l’osservatore.
Ma se avanzassimo nel profondo, addentrandoci nelle viscere più nascoste di Terreno- Ultra-Terreno, è lì che scopriremmo le affinità più rilevanti, quelle veramente imprescindibili. La serie The Bridge di Sajadi, così come la Piramide rovesciata e la Pietra Filosofale di Pisani, se osservate dall’interno, e non attraverso uno sguardo superficiale, costituiscono, infatti, la chiave per accedere a quella dimensione assoluta di cui si diceva all’inizio. Il ponte è metafora proverbiale di superamento e di congiunzione di unità differenti – le sponde di un fiume o di un ruscello non saranno mai identiche tra loro; la piramide rovesciata – simbolo di sacralità esoterica, alchemica e rosacrociana – unisce la pluralità nella singolarità, connettendo il Cielo alla Terra; la pietra filosofale – simbolo per eccellenza dell’alchimia – proietta, infine, l’uomo nell’onniscienza e nella vita eterna. Ognuna di esse rappresenta una finestra sull’infinito, sul mistero, oltre che la sintesi di molteplicità opposte che soltanto all’apparenza è impossibile risolvere in un’unica soluzione: dentro vi confluiscono tanto la storia quanto la mitologia, tanto la religione quanto l’esoterismo, tanto l’esperienza personale quanto le vicende sociali e politiche. È per questo che la metafora della finestra calza, a mio parere, a pennello: con i piedi ben saldi su ciò che è finito, conosciuto – relativo alle contingenze, ma anche alle convinzioni più varie – attraverso Terreno-Ultra-Terreno è possibile sporgersi sull’ignoto, dare un’occhiata su ciò che va oltre il nostro pensiero e le nostre membra. Le silhouette dei lavori ci guidano in questo protenderci, costituendo retaggio di quel che comprendiamo e, insieme, indizio di quel che potremmo scorgere al di là della nostra finitezza.
Si percepisce, infine, un evidente rimando all’eros, all’universo femminile, preminente tanto nella serie di Sajadi quanto nell’intera vicenda di Pisani: i ponti sono, casualmente (e forse neanche tanto), formati perlopiù da figure femminili denudate, mentre la piramide rovesciata rimanderebbe al loro organo sessuale – l’intero sapere dell’alchimia si basa, d’altronde, sull’irrinunciabile apporto del femmineo per completarsi e concretizzarsi. Il motivo risiederebbe, probabilmente, nelle parole dello stesso Pisani, quando diceva che “il corpo della donna è l’anima dell’artista”. Per logica consequenziale, si potrebbe affermare anche il contrario, ossia che il corpo dell’uomo è l’anima dell’artista: a questo, ad ogni modo, sarebbe connesso il nostro incedere nell’affrontare il corpo di Terreno-Ultra-Terreno, ossia alla volontà di grattarne sempre di più la superficie al fine di intravederne il nucleo, l’essenza. Del resto, ogni corpo non finisce con sé stesso e ogni viaggio è tale a prescindere dalle coordinate che lo caratterizzano: che sia in direzione verticale od orizzontale, dal finito all’ineffabile o viceversa, per Pisani e Sajadi non sembra ci sia alcuna differenza, tant’è la loro abilità nel restituircene comunque il succo, la sostanza al di là o al di qua della finestra.
INFO E ORARI
STUDIO LA LINEA VERTICALE
Via dell’Oro 4B Bologna
TERRENO-ULTRA-TERRENO
Vettor Pisani - Navid Azimi Sajadi
2 febbraio 2023 - 25 marzo 2023
dal martedì al sabato 15:30-19
a cura di Antongiulio Vergine
in collaborazione con: Collezione Mario Iannelli
INAUGURAZIONE:
dal 2 al 4 febbraio ore 18-21
ORARI DURANTE ART CITY:
2-3-5- febbraio h 15:30-21
4 febbraio h 15:30-24
Contatti:
info@studiolalineaverticale.it | +39 392 082 9558 | +39 335 604 5420
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