Studio la Linea Verticale nasce a maggio del 2022 sotto la guida di Giovanni Avolio e la direzione artistica di Valentina Palmi. Gli spazi che la caratterizzano, intimi e impregnati di bianco, assumono le fattezze di un pensatoio, luogo di concentrazione necessario e ideale per poter affermare “io Studio la Linea Verticale”. La ricerca bidirezionale, verso l’Alto e verso il Basso, intrapresa dalla galleria non permette equivoci: è necessario un distacco radicale dall’orizzontalità della vita ordinaria per provare ad osservare la verticalità dello straordinario. Viaggiando dal profondo all’elevato e viceversa, con un metodo di studio basato sulla pratica artistica, la galleria invita ad una riflessione sulle domande fondamentali che hanno accompagnato l’uomo durante tutta la sua storia: Da dove vengo? Chi sono? Dove vado? Gli artisti contemporanei che possono rispondere a questi supremi quesiti sono personalità sostanziose e sensibili, la cui arte rifiuta l’andamento superficiale e vago delle tendenze che si espandono attorno, e si radicalizza con uno scarto su una linea di pensiero tendente all’ineffabile e allo spirituale. Abbandonata così l’orizzontalità, alienante illusione della vita ordinaria, si adoperano a scendere e risalire l’asta, sondando bassezze così oscure da diventare accecanti altezze e viceversa, in un ribaltamento infinito dove ogni realtà è duale. Io studio la Linea Verticale perché essa è l’unica via che conduce all’ineffabile e l’unico modo di poterla scalare è provare a conoscerne le leggi. Respingeremo con decisione ogni vuoto di senso, ogni annullamento di intenzioni, ogni bel niente che impesta il contemporaneo; e quando ci chiederanno cosa andiamo cercando con tale impiego di Tempo ed energie, risponderemo fieramente che cerchiamo il Vuoto, il Niente, il Nulla con la maiuscola, e che l’unico modo per raggiungerlo è costruirlo.
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Studio la Linea Verticale sin dalla sua prima mostra si è affidata al contributo critico degli addetti del settore. Sebbene la curatela delle mostre sia direttamente legata alla galleria, per poter rimanere concentrati sulla nostra ricerca, riteniamo indispensabile invece l'apporto critico esterno, in grado di dare una chiave di lettura diversa dalla nostra. Le mostre della galleria, infatti, si dividono in due tipologie: il titolo tripartito, di concezione circolare, come Opaco-Spettro-Opaco o Terreno-Ultra-Terreno, indica una mostra curata dalla galleria, con sempre un riferimento testuale delle motivazioni e della riflessione ad essa legata, alle quali viene affiancato uno, o più testi affidati ad un critico o curatore. I titoli non tripartiti, invece, indicano che anche la curatela della mostra è affidata ad una figura terza, come nel caso de Gli arrabbiati del Battibecco. Si tratta, in questo caso, di mostre dalla forte valenza storico critica, atte a recuperare momenti storici del passato o che tentano di aggiungere un nuovo tassello e una nuova chiave di lettura alla storia dell'arte recente. Abbiamo avuto modo di collaborare e hanno scritto per noi dei testi critici figure di spicco del panorama artistico nazionale, critici di professione, direttori museali e professori universitari, quali Lorenzo Balbi, Tatiana Basso, Valerio Dehò, Lucrezia Ercoli, Pasquale Fameli, Olga Gambari, Carmen Lorenzetti, Roberto Mastroianni, Alessandro Mescoli, Maura Pozzati, Antongiulio Vergine e Maria Chiara Wang.
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Studio la Linea Verticale ha la sede nel cuore antico della città, nei pressi di Porta Castiglione e dei Giardini Margherita. Sita al piano terra di una storica palazzina cinquecentesca bolognese, di origine medio-borghese, sviluppa il proprio spazio espositivo nelle zone adibite originariamente a deposito e piccola stalla. L'ingresso indipendente si sviluppa all'interno di una piccola corte. Lo spazio si estende su due sale principali più la Link Room. La prima sala, ovvero quella d'accesso, si caratterizza dalla libreria che funge da congiunzione con la seconda sala e permette, di volta in volta, la presentazione dei cataloghi o delle edizioni della galleria, oltre ad accogliere su nostra richiesta i libri consigliati dagli artisti. La seconda sala si caratterizza come un white cube. Infine, adiacente l'ingresso, la Link Room, ovvero l'ufficio della galleria che spesso si trasforma in project space.
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